In uno dei testi classici dello yoga, scritto da Patanjali nel V secolo d.C., si parla di otto “gradini” (o letteralmente “membra”, o “braccia”, anga in sanscrito) da percorrere lungo il cammino di questa meravigliosa disciplina.
Nello yoga, i comportamenti verso gli altri e l’ambiente si chiamano yama e quelli verso noi stessi si chiamano niyama. Riconoscere gli errori è il primo passo verso la chiarezza. Poi possiamo iniziare a introdurre cambiamenti graduali nel modo in cui manifestiamo il nostro rispetto per la natura e in cui ci rapportiamo agli amici.
Gli yama, ma anche i niyama, sono le radici dell’albero dello yoga.
Senza queste l’albero sarebbe più fragile e crollerebbe più facilmente.
Chi sono yama: Ahimsā, satya, asteya, brahmacarya, aparigraha.
– Ahimsā:
Il primo modello di comportamento è chiamato ahimsā. La parola himsā significa ‘ingiustizia’ o ‘crudeltà’, haimsā è molto più dell’assenza di himsā che la a privativa suggerirebbe. L’ahimsā è molto più di non fare violenza. Significa gentilezza amicizia, amorevole considerazione per le persone,tutti gli esseri viventi e le cose. Significa trattare gli altri con attenzione e considerazione e anche trattare con gentilezza sé stessi.
Adottare in ogni situazione un comportamento ponderato: questo è il senso dell’ahimsā.
– Satya:
Verità Satya significa ‘dire il vero’, ma in alcuni casi la verità non è necessaria se danneggia inutilmente un altro. Dobbiamo considerare bene cosa diciamo, come lo diciamo e che effetto hanno sugli altri le nostre parole. Se dire la verità ha conseguenze negative per un’altra persona, è meglio tacere. Il satya non deve mai porsi in contrasto con la regola dell’ahimsa.
– Asteya:
Il terzo yama è asteya. Steya significa ‘rubare’, e asteya il suo contrario: non prendere ciò che non ti appartiene. Significa anche che se qualcuno ci affida qualcosa o ci da la sua fiducia, non dobbiamo avvantaggiarcene a fini personali.
– Brahmacarya:
La parola è composta dalla radice car, ‘muoversi’, e da brahma ‘verità’, nel senso di verità essenziale. Il brahmacarya e quindi il movimento verso l’essenziale. In genere viene presentato come astinenza, soprattutto come astinenza sessuale. Ma meglio ancora, il brahmacarya è l’invito a instaurare relazioni che aiutino a camminare verso la verità suprema. Indica un comportamento responsabile riguardo al cammino verso la verità.
– Aparigraha:
L’ultimo yama si chiama aparigraha, termine che significa “non toccare” o “non afferrare l’occasione”. Parigraha vuol dire “prendere afferrare” .Aparigraha significa quindi prendere solo ciò che è necessario e non sfruttare a nostro vantaggio le situazioni.