Il distacco è un tema di difficile comprensione in quanto spesso il distacco viene confuso con l’indifferenza, tende ad essere interpretato come disinteresse o freddezza.
C’è una storia vera che vorrei raccontarvi a questo proposito.
Un giorno, in una strada poco sicura per l’attraversamento pedonale, un bambino fu travolto da un’auto, delle tre persone che assistettero all’incidente la prima scappo via in preda al panico, la seconda svenne e la terza invece chiamò i soccorsi e diede il primo aiuto e miracolosamente il bambino riuscì a salvarsi.
Probabilmente quello che è successo alle persone che non sono riuscite ad intervenire è stata la forte identificazione e tale coinvolgimento non ha permesso loro di portare aiuto.
La terza persona invece ha osservato con distacco ed è riuscita a portare aiuto.
Spesso agiamo in base a schemi di stress consolidati che trovano la loro radice nella paura e nell’attaccamento e sotto l’influenza di questa minaccia percepita, siamo meno in grado di connetterci alla nostra saggezza innata e abbiamo maggiori probabilità di cadere preda di emozioni negative o pensieri estremi.
Nello Yoga si parla di Vairagya, una parola sanscrita che significa:
Diventare il testimone delle situazioni che viviamo e delle emozioni che proviamo.
Quando siamo molto coinvolti da una situazione emotiva, non abbiamo una chiara visione di ciò che dovremmo fare, non siamo obiettivi, e quindi ci perdiamo, ci disperiamo, non ascoltiamo nessun consiglio esterno e ci sentiamo come se nessuno potesse capirci.Nel caso dello Yoga, inteso come asana e meditazione, il distacco ci permette di vivere pienamente attraverso la pratica costante ma di non esserne assorbiti completamente.
Non dobbiamo identificarci con niente. Noi non siamo le nostre emozioni, non siamo le nostre paure, le nostre preoccupazioni, non siamo gli schemi che ci costruiamo intorno, i cliché che ci identificano in un ruolo.
Bisogna scardinare gli schemi mentali ai quali siamo abituati e, con essi, anche il nostro ego che è la causa di tutte le nostre sofferenze. Se impariamo a fermarci prima di prendere una decisione sperimentiamo la possibilità di agire e quindi sperimentiamo la libertà. Se ci concediamo questo distacco, sarà più semplice prendere la decisione più saggia.
Praticare il distacco ci rende forti, non in balia delle nostre emozioni. Ci aiuta a vedere i problemi con maggiore chiarezza e di conseguenza le nostre decisioni e scelte risultano essere più sagge.
Simbolo del distacco nello Yoga, e in altre filosofie orientali, è rappresentato dal fiore di loto: le sue radici affondano nel fango ma il suo fiore non ne rimane intaccato. Quindi, pur vivendo in un ambiente stagnante e putrido, il fiore di loto mantiene la sua bellezza e purezza.
La pratica dello Yoga e della meditazione che aiuta a costruire consapevolezza e distacco dalla mente, ampliando la nostra prospettiva a vivere la nostra vita con occhi aperti e cuore aperto:
Puoi prendere distanza dalla paura e proteggerti con più speranza.
Puoi distaccarti dall’incertezza sul futuro e attaccarti alla certezza del presente.
Puoi essere libero da negatività e immune dalle sofferenze di questi tempi.
Puoi essere amorevole e distaccato e al tempo stesso in profonda connessione con gli altri.
Puoi contagiare di positività qualsiasi animo.
Puoi distaccarti dall’egoismo e attaccarti all’amore e alla compassione che tutti abbiamo dentro.
Il distacco non è sfuggire alla vita, ma affrontare le difficoltà della vita con forza.
Swami Sivananda dice:
“La forza è un dolce e misterioso miscuglio di coraggio, calma, pazienza, presenza di spirito e resistenza.”